La tradizione vinicola del Contado di Molise risale ai tempi dei Romani e dei Sanniti, fin dal III secolo a.C. Molti poeti e scrittori hanno citato i vini molisani nelle loro opere: Plinio diede uno sguardo ai vini prodotti fuori Roma ed ebbe parole di elogio per quelli di Isernia. Non fu d'accordo l'abate Pacichelli, in quanto alla fine del Seicento affermò che a Isernia si trova un vino che quantunque gustoso, non meritava le laudi di Plinio. Pacichelli parla inoltre dei vini di Guglionesi, esquisiti si spremono i vini.
Raffaele Pepe cita per la prima volta la Tintilia nel 1810. La coltivazione della vite ha trovato impulso nei Normanni che portarono nell'antico Sannio il nuovo nome di Molise. Si diffonde poi in tutta l'area mediterranea acquistando sempre maggior rilievo tanto da determinare a volte la scelta del luogo nel quale fondare i monasteri. Il Molise del vino è, allo stato attuale, una regione con un'identità propria ancora poco definita. Indipendente dal punto di vista politico da circa mezzo secolo, ha sempre risentito del suo legame con l'Abruzzo. Soffre anche il confronto con le regioni limitrofe Campania e Puglia. La politica enologica molisana è stata sempre indirizzata sulla quantità. Ora cerca di farsi spazio ed emergere ulteriormente puntando sulla qualità, con la Tintilia, cercando di riscoprire altri vitigni autoctoni, molto coltivati in passato. La presenza di altipiani, che si sviluppano tra gli Appennini abruzzesi e sanniti, porta a un clima di tipo semi-continentale, con estati calde e inverni freddi e nevosi. Lungo la fascia costiera, invece, le temperature si fanno più miti, con modeste escursioni termiche e scarse precipitazioni. Due, in particolare le zone di riferimento per l’allevamento della vite: la prima e più grande abbraccia la valle del fiume Trigno (al confine con l’Abruzzo) e la valle del Biferno; la seconda, più piccola, si articola verso l’interno intorno a Isernia. La superficie vitata complessiva supera di poco i 6 mila ettari, su una superficie complessiva di 4.438 Km2.
Principali vitigni per la produzione dei vini molisani
In Molise la composizione della lista dei vitigni risente molto dell'influenza delle regioni limitrofe: Campania, Puglia e Abruzzo, con cui restò unito fino al 1963, anno dell'acquisizione dell'indipendenza regionale. Una nota di merito va all'autoctono tintilia, da cui si ottiene un vino dai suadenti sentori speziati, su cui si sta puntando per rilanciare il Molise tra i grandi del vino. Altri vitigni autoctoni trovano spazio nei vigneti della regione: il moscato di Montagano, parente del moscato bianco, l'amorese o morese e il campanino. Gli altri vitigni coltivati sono, appunto, tipici dei territori confinanti: montepulciano e aglianico per i rossi, falanghina, trebbiano (sia toscano che abruzzese), greco, bombino e malvasia per i bianchi. Viene coltivato il sangiovese, utilizzato in purezza o, in uvaggio con il montepulciano nella produzione del Pentro Rosso. È presente anche il moscato reale, vinificato in versione passita, chiamato apianae da Columella, perché molto amato dalle api, il vitigno caro ai Papi, coltivato in Italia già dal 200 a.C. Poi vi sono i vitigni internazionali: chardonnay, cabernet sauvignon, merlot, syrah.
Principali zone di produzione dei vini molisani
L'enografia del Molise si compone di 4 DOC e 2 IGT. Per le denominazioni di origine vi sono le longeve Biferno e Pentro o Pentro d'Isernia, istituite nel 1983, poi Molise o del Molise, istituita nel 1998 e, l'ultima arrivata è la Tintilia del Molise, istituita nel 2011. Completano il quadro le Indicazioni geografiche Osco o Terre degli Osci e Rotae, istituite nel 1995.
- Biferno: la DOC Biferno, insieme alla Pentro d'Isernia, è la prima nata tra le quattro. Istituita nel 1983 e modificata nel 2006. Prende il nome dal fiume principale della regione, dall'antico nome Tifernus, in quanto nasce da due bocche ai piedi del Matese, il massiccio montuoso a confine con la Campania. L'area di produzione, ammessa dal disciplinare, abbraccia 22 comuni, tutti in provincia di Campobasso e attraversati dal fiume: i comuni del Basso Molise, i comuni dell'area del Fortore e del Trigno. Il Biferno viene prodotto nelle versioni rosso (anche Superiore e Riserva), rosato e bianco. Le versioni rosso e rosato vengono prodotte con uvaggio di montepulciano 70 - 80% e aglianico 15 - 20%, mentre il bianco viene prodotto con uve trebbiano toscano 60 - 70%, altri vitigni a bacca bianca massimo 40%, con una presenza di malvasia bianca massima del 10%. L'altitudine massima è fissata a 500 m s.l.m. per le uve atte a produrre il rosso e il rosato, mentre a 600 m s.l.m. è il limite per le uve atte a produrre il bianco. La tipologia rosso si fregia della menzione aggiuntiva Riserva dopo un invecchiamento minimo di 3 anni, a partire dal 1° novembre dell'anno di vendemmia
- Pentro d'Isernia: coetanea della DOC Biferno, anch'essa istituita nel 1983, prende il nome dall'antica popolazione dei Pentri, “il popolo delle montagne”, il più importante tra la stirpe dei Sanniti. La zona di produzione abbraccia i territori di 16 comuni della provincia di Isernia, divisi in parte tra i dintorni di Agnone nell'Alto Molise e, parte della valle del Volturno, tra Isernia e Venafro. Il Pentro viene prodotto nelle versioni rosso, rosato e bianco. Le prime due nascono da un uvaggio in parti uguali di montepulciano 45 - 55% e sangiovese 45 - 55%. Ammesse altre uve rosse non aromatiche fino a un massimo del 10%. Il bianco viene prodotto con uve trebbiano toscano 60 - 70% e bombino bianco 30 - 40%. Ammesse altre uve bianche non aromatiche fino ad un massimo del 10%. Il Pentro resta però, per ora, una DOC solo sulla carta. Vi è un solo produttore e nella vendemmia 2012 sono stati denunciati solo 0,36 ha di superficie, 40 quintali di uve e 28 hl di vino. La certificazione è, allo stato attuale, ancora inesistente. Nel 2007 sono state prodotte 3.100 bottiglie, nel 2008 invece 6.400 bottiglie, 7.580 bottiglie prodotte nel 2009
- Molise o del Molise: istituita nel 1998 e modificata nel 2000, è la denominazione regionale. Fa da ombrello su gran parte del territorio molisano. Racchiude al suo interno un grande numero di tipologie e di vitigni utilizzabili. Le tipologie sono ben 5: rosso (anche Riserva), spumante, passito, novello, frizzante. In etichetta può comparire il nome del vitigno, purché la percentuale minima dello stesso nel vino sia dell'85%. Unica eccezione fa il montepulciano, vietato in ogni caso. Le versioni rosso e Riserva devono essere prodotte con l'85% minimo di montepulciano. Altri vitigni ammessi, per ogni singola tipologia minimo l'85%, sono: aglianico, cabernet sauvignon, sangiovese per i rossi; falanghina, chardonnay, greco, moscato bianco, pinot bianco, sauvignon, trebbiano per i bianchi. Il novello si può produrre con il montepulciano in purezza. La versione frizzante, ammessa per chardonnay, pinot bianco e moscato è prodotta con minimo l'85% per ogni vitigno. Lo spumante per chardonnay e pinot bianco, entrambi minimo 85%. Il Moscato spumante prodotto con l'85% minimo di moscato bianco. La tipologia rosso Riserva, può essere qualificata come tale dopo un invecchiamento minimo di due anni, di cui sei mesi in botti di legno, a partire dal 1° novembre dell'anno di vendemmia
- Tintilia del Molise: istituita nel giugno 2011, dapprima inserita come tipologia nella DOC Molise. La zona di produzione abbraccia molti comuni del Basso Molise, della Valle del Biferno, della zona del Fortore e del Trigno, del Molise Centrale, dell'Alto Molise e della Valle del Volturno. Le uve devono essere coltivate a un altitudine minima di 200 m s.l.m. Le tipologie ammesse sono il rosso, il rosato e il rosso riserva. La percentuale minima di uve tintilia deve essere del 95%, col restante 5% ammesso per vitigni a bacca rossa non aromatici. La riserva deve subire un invecchiamento minimo di due anni, a partire dal 1° novembre dell'anno di vendemmia
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